DAVANTI AD UN MONOCROMO DI ROTHKO.
Come sempre è capitato nell’evoluzione dello stile i grandi cambiamenti nascono più per un disagio che per una passione.
Il disagio di non poter più concepire la Moda per frammenti, abbinamenti o, comunque, congiungimenti innaturali.Cosicché, guardandomi nell’anima ho pensato di volere porre rimedio ad una insofferenza tutta femminile: e maturata nella nostra modernità con un guardaroba progettato come un mosaico di tessere da accoppiare per stremanti affinità e cromatismi.
ad una seconda pelle, versatile e prestante che fosse in grado di assorbire in se tutte le energie di un corpo interamente stilizzato.
Quindi, lo Stile come PELLICOLA SENTIMENTALE, SUPERFICIE CANGIANTE che attraverso una forma unitaria e monocroma, fosse in grado di concedere maggiore libertà e fascino senza quella secolare applicazione ormai faticosa ed intollerabile.
Non è più dunque l’abito, che poggiandosi sul corpo lo determina, ma questa sorta di tuta o di seconda pelle che raccogliendo lo stato d’animo di chi la indossa ne esprime libertà, chiarezza di idee, e volontà espressiva. Quando ci siamo poste il problema di cosa lanciare verso il futuro, dopo che tutto si era consumato, in look divenuti tradizionali in quanto espressione di un marchio, altro non ci è nato nella mente che una CAREZZA sul corpo attraverso materie straordinarie per aderenza, morbidezza capacitò di sintesi. Un concetto e la sua tonalità.
Che pure, comunque, rimane anche essa alla base delle nostre passioni. Un estetica dei corpi una funzionalità per il tempo che viviamo. Che pure, comunque, rimane anche essa alla base delle nostre passioni. Un estetica dei corpi una funzionalità per il tempo che viviamo.